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Rom in via Bolla: occupazione abusiva "di massa" nelle case popolari

Grigliate fino a notte nel parcheggio, rumori e sporcizia ovunque. Ecco la situazione

La segnalazione è arrivata a MilanoToday dopo il weekend di Pasqua, quando si parlava di grigliate illegali nei parchi di Milano. «Dovreste venire in via Bolla davanti alle case popolari, nel parcheggino», la mail arrivata in redazione: «Qui i rom grigliano ogni sera, fino a notte, e fanno un caos insopportabile. Si tratta di rom, hanno occupato tantissimi alloggi».

Il 25 aprile ci avviciniamo al caseggiato dal parcheggio. Parcheggio che presenta già qualche anomalia: ci sono un paio di camper. Residenti che chiedono il più assoluto riserbo ci riferiscono che nei camper dormono famiglie. Più avanti, un tavolo con avanzi di una festa a base di cibo e bibite. E una decina di persone di etnia rom che finiscono di banchettare e intanto parlano tra loro, un po' a voce alta, un po' no. Ancora più avanti altri banchetti, altri gruppi di persone. E auto parcheggiate alla bell'e meglio, di grossa cilindrata e con targa straniera.

«Alcuni di loro vengono da fuori, da altre parti», ci viene riferito. Vengono a trovare gli amici, magari anche i parenti. «Banchettano separatamente, crediamo in base alla nazionalità. Tra di loro non corre sempre buon sangue, qualche volta litigano di brutto». 

Una volta questo angolo di Gallaratese era un fortino di droga e criminalità organizzata. Ora non più, ma alcuni abitanti affermano di sentirsi peggio di prima. La "pax criminale" è un concetto terribile, ma bisogna prendere atto che qualcuno la evoca con esplicita nostalgia. E questo è il segno che occorre agire al più presto. Le occupazioni da parte dei rom sono esplose negli ultimi anni e c'è, ovviamente, una spiegazione. Sono persone che provengono da insediamenti sgomberati prima di Expo 2015. La questura lo ha confermato a MilanoToday qualche giorno dopo la nostra visita, che appunto risale a fine aprile.

Ma la stessa questura preferisce non fornire dati spiccioli su operazioni effettuate, eventuali arresti o identificazioni. Perché si tratterebbe di numeri che non fotografano, da soli, una attività di fondo che comunque le volanti compiono, fatta di indagini e analisi. Ci lavora lo stesso commissariato (Bonola) che, nel quartiere San Siro, di recente ha sgominato la banda che gestiva il racket degli alloggi occupati (circa 800). Le indagini, in piazzale Selinunte, sono durate anni. Occorre tempo per risalire a tutti i nodi di una trama fatta non solo di occupazioni abusive ma anche, probabilmente, di altri reati. 

Il racket di via Bolla è decisamente diverso: qui i "basisti" sono gli stessi rom che hanno già occupato alloggi. Non appena un inquilino si trasferisce o muore, la segnalazione agli amici parte e scatta l'occupazione. «Una volta hanno occupato la casa di un anziano che era finito in ospedale, forse credevano che fosse morto», riferisce un residente. 

Verso i balconi salgono, d'estate, i fumi del barbecue e le discussioni ad alta voce in cortile. Sfugge il mottivo per cui un occupante abusivo sia anche irrispettoso dei vicini di casa, ma di fatto è quel che capita. «Sembra un campo rom in verticale», insistono i residenti, riferendo di quando gli ascensori si bloccano perché, magari, hanno tentato di salirci in cinque o sei. 

E' il 4 giugno: più di un mese dalla visita effettuata in via Bolla. Abbiamo deciso di scrivere nonostante non sia ancora arrivata alla nostra redazione una risposta di Aler, proprietario e gestore degli alloggi, a cui abbiamo chiesto alcuni dati sul numero effettivo di occupazioni, sui tentativi di Aler di riappropriarsi degli alloggi, sulla pulizia degli stabili (altro punto di cui si lamentano molto i residenti).

Aler non ha ancora risposto, attendiamo con pazienza ma - intanto - cominciamo a scrivere e pubblicare. Conosciamo le difficoltà finanzirie dell'azienda, che non può permettersi troppe ristrutturazioni soprattutto per gli alloggi che necessitano di un forte intervento, ma anche - e dall'azienda stessa - la volontà di iniziare a prevenire le occupazioni abusive riassegnando subito almeno gli alloggi che hanno bisogno di pochi lavori

Tra i regolari regna la rassegnazione, si tratta di persone che non possono andarsene altrove perché altrimenti, forse, lo avrebbero già fatto. Lo dicono, e lo si percepisce nel non detto. Vuoi perché anziani e magari soli, vuoi perché con redditi bassi, non sempre c'è la possibilità concreta di procurarsi un'altra casa. Così si aspetta al balcone, si spera che l'estate passi in fretta e finiscano presto le grigliate fino a mezzanotte, il vociare confuso e assordante, la lotta tra la voglia di aprire la finestra perché sennò fa troppo caldo e la necessità di tenerla chiusa per non udire rumori, non respirare odori.

Quello dei rom è un tema che sta diventando piuttosto serio in diversi quartieri di Milano. Sgomberare un insediamento, oggi, significa soltanto spostarlo in un altro punto della città o della stessa zona. Comunque la si pensi, non si può non vedere come la politica degli sgomberi non accompagnata da una presa in carico degli sgomberati produca e produrrà tante via Bolla. Prima di Expo c'era una certa fretta: occorreva requisire parte del campo di via Monte Bisbino e recuperare territorio vicino al Cimitero Maggiore.

Ma è evidente che gli sgomberi non sono soltanto una questione di ordine pubblico da affidare alle forze di polizia (di stato o locale che sia). No, gli sgomberi sono innazitutto una questione politica, nel senso che chi ha una responsabilità politica cittadina, se decide di fare sgomberare, deve anche predisporre interventi per evitare nuove occupazioni, sia di terreni sia di abitazioni. E questi interventi significano una sola cosa: se sposti qualcuno e non vuoi che occupi abusivamente, devi sapere dove metterlo. La prevenzione passa anche da sgomberi "lungimiranti", cioè che abbiano un "dopo" già stabilito. 

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